Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

L'artista corre il rischio di diventare una macchina.

08/11/2018 29858 lettori
5 minuti

Pablo Ruiz y Picasso, semplicemente noto come Pablo Picasso è stato un pittore, scultore e litografo spagnolo di fama mondiale, considerato uno dei protagonisti assoluti della pittura del ventesimo secolo. Migliaia furono le opere di inestimabile valore artistico lasciate all’umanità. Eroe di varie generazioni, uomo discusso (in primis da se stesso), artista indiscusso. Mai come con lui “la pittura si è evoluta, divenendo non più solo uno schiribizzo per acculturati, ma arte popolare all’altezza dell’uomo medio”. L’unico artista che è andato incontro ai comuni mortali, invece di fare il contrario. Periodo rosa, blu, africano, e poi cubismo, il movimento da lui fondato, quello per cui lo conoscono tutti. Dalla testa geniale di un pazzoide visionario, oltre alle sue opere, ci restano le sue frasi, le sue idee: a seguire alcune da non scordarsi mai.

Se si sa esattamente che cosa si farà, perché farlo?  Semplice come un’addizione, giusto come la Bibbia. I computer sono inutili. Ti sanno dare solo risposte. Picasso aveva già capito tutto. La sua sicurezza era che i computer non avrebbero mai superato l’uomo, perché gli uomini vivi, quelli intelligenti, non danno risposte, fanno domande. E i computer le domande non le fanno. La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico. Da sempre il suo slogan e lo slogan di tutti quelli che odiano le persone che si riempiono la casa di quadri e non sanno neanche cos’è l’impressionismo. Il peggior nemico della creatività è il buon gusto. Picasso ce l’ha sempre avuta col buon gusto. “Rovina arte e creatività” diceva. Il suo cattivo gusto poi lo ha fatto diventare buon gusto per tutti. L’arte è la menzogna che ci permette di conoscere la verità. Tremendamente vero.

“Una prospettiva ingenua, ma educata sull'arte e l'intelligenza artificiale”. Siamo tutti d'accordo sull'osservazione che l'intelligenza artificiale è al centro della maggior parte dei dibattiti di oggi, il che la rende un argomento molto attuale. L'arte, peraltro, esiste da secoli, ed è spesso considerata una nozione storica. Se ti aspetti un consiglio di un esperto di intelligenza artificiale o una visione di storico dell'arte sull'argomento, distogli lo sguardo. Tutto quello che si ottiene è una visione di un artista AI sull'argomento: una visione ingenua, ma informata. “Questa scoperta eliminerà gli strati inferiori dell'arte; l'artista corre il rischio di diventare una macchina, attaccata a un'altra macchina. Il tutto a discapito della pittura”. Picasso aveva già capito tutto.

Quando parliamo di intelligenza artificiale, è importante stabilire correttamente il livello. Semplificando, questo è ciò che è l'intelligenza artificiale: la produzione di sistemi intelligenti. Bene, a questo punto è abbastanza chiaro su cosa è l'intelligenza artificiale, mentre l'intelligenza stessa è difficile da definire correttamente. Ad esempio, un'attività che consisterebbe nel riconoscere un gatto da un cane, richiederebbe di identificare quale caratteristica è comune a ciascun soggetto, quindi costruire regole generali fuori dagli esempi e gestire il confronto. Ecco un compito che richiede di risolvere un problema matematico profondamente teorico che si applica per rendere la realtà migliore a lungo termine. Fare la scelta di concentrarsi su questo problema invece di alimentare il circuito della ricompensa, richiederebbe un altro livello di intelligenza. Alla fine, l'intelligenza artificiale punta a costruire sistemi che rispondano a tutti questi problemi.

 

Fonte: medium.com/

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.