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QUELLI CHE DISSERO NO

05/03/2012 9975 lettori
4 minuti

“Veramente i campi erano cinque, ma formavano un blocco solo. Vi si praticavano tutti gli sport e si mangiava bene. Era proprio bello stare là. Le nostre baracche erano comode. Era un’altra vita. Credevi mai di essere trattato così bene dai nemici!”

Siamo ancora sempre italiani, oggi come allora, quando l’8 settembre ’43, l’allora capo del Governo Pietro Badoglio annunciò la firma dell’Armistizio con gli Alleati, trasformando in fantasmi quei quasi seicentomila soldati, prigionieri nei vari campi allestiti da inglesi e americani, senza una bandiera a cui fare riferimento, divisi dal fascismo crollato e un re costretto alla fuga.

“Fascismo o antifascismo, monarchia o repubblica non rappresentavano d’altronde i veri termini del dissenso. Ciascuno avrebbe voluto dire la sua, spiegare il perchè e il percome della propria decisione, ma non c’era verso: era consentito soltanto un monosillabo, si o no”.

La stessa domanda che ci facciamo oggi, ricercando un improbabile ordine tra “giochi di potere” che rimandano a farse rielaborate, in preda ai deliri di onniscenza che padroneggiano, con sfacciata, denigrante imposizione, le trame di un mediatico processo di autoassoluzione. Chi sono i vinti e i vincitori? Un Luigi Fasulo emulò un attacco terroristico, “atterrando” contro il nostrano grattacielo Pirelli (ma sì, chiamiamolo pure PIRELLONE), attoniti e increduli, “mooolto” di meno di uno Schettino che ammonisce con un pittoresco “iamme... và”, ammutinando una nave da crociera, telefonino in mano, sotto le imprecazioni di un Capitano De Falco, rimpiangendo forse i fasti di un Poseidon, arenato “tra le braccia del Titanic”. Eppure continuiamo a voler credere che possa essere tutto frutto di una “dissacratoria” voglia di emulazione, con tanto di veri protagonisti di un Reality Show raccapricciante, sulle spalle di una crisi economica che oscilla sulle parole esangui di un Monti che sembra costretto a fare il doposcuola, mentre Berlusconi si “dimentica” che c’è un Segretario di Partito in carica, rimediando un calcio d’angolo con incursioni da ritrovato Presidente di un Milan, rollando un Galliani che sembra partecipare a “Quelli che il Calcio”, imprecando per poi sorridere, dietro le traversie di un Signori, che reclama una Nazionale “onesta” all’unico che crede di fare squadra nel nome che fu in quel di Prandelli (o a brandelli), mentre continuiamo a essere italiani.

“Anni dopo, nel 1951, il competente distretto militare inviò a utti i “condannati”, il seguente comunicato

La punizione a gg.5 A.S. inflitta – all’atto del rimpatrio – dalla commissione centrale per l’interrogatorio degli ufficiali reduci dalla prigionia è da considerarsi annullata.

Fu un’ipocrita riabilitazione generale o la riparazione consapevole di un’ingiustizia? Chissà...”

Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.