Un'amenistra riscaldata
Mi sarei aspettato anche solo un video chiarificatore sulla sua infelice uscita a Ballarò dell’11 gennaio scorso. E invece no: da ex studente, laureato e appassionato di Scienze della Comunicazione mi son dovuto “accontentare” delle tante voci che da più parti sul web si sono levate a sostegno del corso di laurea più ameno che c’è (Giovanni Boccia Artieri e Jacopo Pasquini ne hanno fatto due ottime rassegne, comunque aggiornabili in ogni momento attraverso i commenti).
Eppure, su youtube.com/user/mariastellagelmini, si legge che “Ho deciso di aprire un canale su YouTube perché intendo confrontarmi con voi sulla scuola e sull’UNIVERSITÀ. Voglio accogliere idee, progetti, proposte, anche critiche” (maiuscolo mio). Peccato che, dal 6 maggio 2008, su 18 video caricati solo DUE riguardano il mondo accademico e la ricerca, di cui uno relativo a un “Seminario su governance, valutazione e reclutamento”, datato 07 aprile 2009 e commentato positivamente solo da 12 utenti (ad oggi i commenti sono 553). Un altro è invece il più recente e cliccato invito a non farsi “strumentalizzare dai baroni e dai centri sociali” (5874 commenti pieni zeppi di insulti e proteste).
Il 31 gennaio, poi, è comparso per il terzo anno consecutivo l’elenco delle materie scelte per la seconda prova della maturità. Poco più di un minuto per una mera lista di discipline e nessuna traccia di risposta, dunque, a quanti si sono visti infangare con una battuta il proprio titolo di studio o quanto stanno studiando con impegno e passione.
Del resto, da un Ministro che non conosce neanche l’esatta denominazione di un corso di laurea – a Floris ha parlato di “scienze delle comunicazioni” – non c’è da aspettarsi granché; tuttavia il vero dramma, secondo me, sta nel fatto che a farle compagnia ci sono spesso e volentieri tante altre personalità che di comunicazione dovrebbero saperne qualcosa.
Basta inserire su Google le chiavi di ricerca “scienze delle comunicazioni” e “scienza delle comunicazioni” per avere la cartina di tornasole della reputazione di cui “il nostro” gode sia presso gli addetti ai lavori – si guardi con attenzione, ad esempio, al programma del convegno Broadcast Broadband Browsing organizzato lo scorso lunedì a Milano dal PD – sia presso l’opinione pubblica.
Ora, a me sembra proprio che la comunicazione intesa come pratica sociale ad ampio raggio sia totalmente sconosciuta da chi parla di scienza/e delle comunicazioni, come a far intendere che si possano studiare le trasmissioni di informazioni tra gli esseri umani (lo hanno fatto Shannon e Weaver, ma nel 1948!). Ben altra cosa è quell’attività di negoziazione dei significati, di tipo cognitivo-ermeneutica, condivisa dalla società; un processo di costante scambio simbolico, che può essere studiato con il supporto di scienze umane quali la linguistica, la semiotica, la psicologia, la sociologia. Perché queste discipline?
Perché hanno elaborato – grazie a studi e ricerche tuttora in corso presso i dipartimenti di molte università – teorie e modelli interpretativi, ma anche metodologie e tecniche analitiche, che consentono di comprendere e approfondire scientificamente le dinamiche comunicative all'interno di una comunità di persone, le condizioni in cui si svolgono, le relazioni con le altre sferedella società (l'economia, la politica, la cultura, i media).
Senza dubbio Scienze della Comunicazione presenta oggi molte criticità – che tuttavia non sono molto diverse da quelle che affliggono decine di altri corsi di laurea – ma un Ministro che non si fa neanche garante imparziale di tutta la formazione universitaria pubblica approvata e finanziata dal suo dicastero è semplicemente un incompetente.