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Giuseppe Mascitelli: la comunicazione verosimile

23/11/2010 15540 lettori
5 minuti

“La mia formazione a Urbino nella facoltà di filosofia e la frequentazione con un gruppo di lavoro capeggiato dalla Jervis Comba mi ha aiutato a non accontentarmi mai e a cercare sempre il ‘non-visto’… Anche ora mi impegno, nella prassi giornaliera della mia professione, a favore della contaminazione tra linguaggi teatrali e polisensoriali con una visione tecnologica di frontiera e sono sempre attento alle possibili ‘devianze’ generate dalla cultura contemporanea” dichiara Giuseppe Mascitelli. E continua: “siamo raggiunti da milioni di informazioni, pronte e disponibili, che non sfruttiamo, rimandando perennemente il momento in cui poterne disporre approfondendole. Con il web siamo potenziali conoscitori di tutto ma le ‘informazioni leggere’ ci catturano molto più facilmente, trasformandoci, molto spesso, in conoscitori superficiali. Ciò è causato da una triplice causa: una mancata attitudine all’approfondimento, una carenza di coraggio nell’affrontare il tema della ‘verità’ nel mondo contemporaneo e la velocità di aggiornamento continuo”.

Oggi, invece, sostiene Mascitelli, “avviene che la massa delle informazioni, libere e prive di censura, possiedono una grande capacità illusoria e in certi casi manipolatoria. Tutto questo ha dato via libera allo spandersi della cultura trasversale della verosimiglianza; se nel mondo attuale non è possibile diffondere il completamente falso (perché, per esempio, il web 2.0 lo rivelerebbe facilmente come tale), viene invece sempre più frequentemente accettato e diffuso il verosimile come vero. Ovviamente la rete non ne è responsabile perché in sé è neutra”.

E conclude: “la verosimiglianza del verosimile è aiutata da molti strumenti della moderna comunicazione: Photoshop, ad esempio, che potrebbe trasformare una normale capra in un animale a cinque zampe, verosimilmente proveniente da un processo di inquinamento. La cultura potrebbe rappresentare un antidoto efficace”. Avvalora questa tesi una dichiarazione di Piero Angela: “siamo stati abituati a studiare soltanto fino ai 25 anni mentre ora siamo approdati nell’era dell’apprendimento continuo”.

 

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