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"Impiegare" la comunicazione...

03/05/2007 13048 lettori
4 minuti

Nell’ultimo decennio, in Italia così come un po’ in tutta Europa, la pubblica amministrazione ha subito, e sta ancora affrontando, profonde trasformazioni sia strutturali che di contenuto.
Nello specifico in questo mio primo contributo per la comunità di Comunitàzione, esamino il tema dell’evoluzione dei nuovi centri per l’impiego che hanno preso il posto dei vecchi uffici di collocamento.

Una metamorfosi della denominazione degli organismi incaricati di svolgere la funzione di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro, che sintetizza e preannuncia la portata del cambiamento di paradigma che ha portato a sostituire al concetto di “ufficio” quello di “servizio”.
In una fase in cui il collocamento pubblico si trova a dover concorrere con altri attori, spesso più esperti nelle politiche di immagine e di marketing, per ottenere il favore degli utenti, risulta evidente come anche la semantica ha una sua importanza.
Se si recupera l’etimologia dei due termini (ufficio e servizio), si può ben comprendere la trasformazione in atto. Ufficio deriva dal latino officium, che sta per opificium, termine composto da opus (lavoro) e della radice di facere (fare, compiere) nel significato dunque di “fare il proprio lavoro” includendo dunque un’idea di obbligatorietà e di dovere. Invece esaminando il termine “servizio”, che deriva dal latino servitium (servitù), da servus (servo), si presuppone l’idea di qualcuno che si mette a completa disposizione di qualcun altro.In tal caso se anche rientra il concetto di dovere, vi può far parte però anche quello di scelta (si sceglie di mettere le proprie capacità e conoscenze al servizio di altri allo scopo di poter raggiungere una precisa meta).

Dunque prestare un servizio implica un atteggiamento completamente diverso verso gli utenti e verso il lavoro il quale non viene più svolto solo in maniera passiva ed esecutoria. Pertanto “ufficio” rimanda a qualcosa di chiuso in se stesso, autosufficiente, tutto rivolto all’interno, mentre “servizio” invece sta ad indicare qualcosa che si apre verso l’esterno e trova la sua stessa ragion d’essere nel contatto con ciò che lo circonda.

Attraverso l’analisi di tali cambiamenti terminologici si vuole mostrare come i sistemi di collocamento hanno completamente rivoluzionato la loro forma e struttura passando da una fase di monopolio ad un organismo “citizen orientede che cerca di agire preventivamente (e dunque non più solo in funzione lenitiva) nel mercato del lavoro.

Indirizzando lo sguardo anche all’operato di questi ultimi anni della Provincia di Salerno possiamo dare ulteriore conferma dell’attuale metamorfosi cognitiva e gestionale dell’agire pubblico nel mondo del lavoro. Esaminiamo le caratteristiche grafiche del marchio unico dei Centri per l’impiego commissionato dalla Regione Campania nel 2002 e progettato ed ideato dalla Agenzia della Campania per il Lavoro, l’Arlav.

Il marchio riprende la lettera “C” e la vocale “I” che stanno appunto per centro per l’impiego. La lettera “C” è rappresentata quasi come il prolungamento di un braccio nell’atto di avvolgere, circondare e dunque con l’intento di mettere subito in evidenza l’obiettivo di rivolgersi verso l’esterno, verso l’utente, di orientarlo, guidarlo nella sua ricerca d’occupazione. La vocale “I” a completamento del significato delineato nell’elemento precedente sembra essere stata stilizzata in modo da dare l’idea di un essere umano.
L’arlav ha deciso di adottare un colore unico il blu per il primo elemento, per distinguere i centri per l’impiego (Cpi) della Campania che a loro volta si sarebbero differenziati per province con dissimili colori cromatici, il celeste per la Provincia di Salerno, nella rappresentazione della vocale.
Questa operazione ha inteso da un lato agevolare il lavoro dei nascenti Centri per l’Impiego, fornendo a tutti un’immagine coordinata appositamente progettata, dall’altro far sì che l’intera comunicazione dei Centri campani risulti univoca e coerente. Una linea grafica uniforme ed omogenea si è resa indispensabile per assicurare una chiara riconoscibilità nella comunicazione dei Centri per l’Impiego, ovunque siano essi dislocati, e per trasmettere all’utenza un messaggio di coordinamento ed efficienza generale.

Dunque il marchio/logotipo “Centro per l’Impiego” diventa l’elemento base del sistema di identificazione visiva dei nascenti Centri per l’Impiego delle province campane.

Si può dunque affermare che queste evoluzioni semantiche e d’immagine siano l’esternalizzazione di una riforma pubblica iniziata nel 1997 e sviluppatasi ulteriormente nel 2003 e che ha segnato una policy change nella concezione e realizzazione del collocamento in Italia.Riprendendo nuovamente l’analisi terminologica possiamo dire che i nuovi servizi per l’impiego non possono più solo “collocare” i disoccupati, trovando loro un lavoro qualsiasi a prescindere da quelle che possono essere le loro competenze ed attitudini professionali e personali ma, per avere un impatto reale sui livelli di occupazione e sulla condizione delle persone, devono necessariamente “assistere” i propri utenti in modo continuo e personalizzato, per segnalare ad ognuno il giusto impiego.
Non si tratta solo di contrastare la disoccupazione, dunque, ma anche di ridurre il peso della “cattiva occupazione”, quella cioè che non apre a nuove opportunità, che conduce allo spreco di risorse umane e alla de-qualificazione, che alimenta la “fuga dei cervelli”.
Sostenere una buona occupazione in grado di utilizzare al massimo le competenze e le capacità dell’utenza diventa possibile solo con un corretto e costante approccio di marketing.Comunicare il lavoro, pertanto, vuol dire innanzitutto acquisire una strategia di servizio “citizen oriented”, volta all’ascolto dell’utenza, alla capacità di coglierne i bisogni e le necessità.

Pertanto l’informazione consegue la sua giusta “occupazione” e diviene un vero e proprio valore economico.